Educare attraverso l’esperienza, per una scuola viva e democratica
John Dewey (1859–1952) è stato uno dei più importanti filosofi e pedagogisti del XX secolo.
Padre della cosiddetta scuola attiva e promotore del movimento del progressive education, Dewey ha sviluppato una visione dell’educazione come esperienza sociale, partecipata, democratica, capace di formare cittadini consapevoli e responsabili.
Secondo Dewey, l’apprendimento nasce dall’esperienza, dalla riflessione e dall’interazione con il mondo, non dalla semplice trasmissione di conoscenze.
Le sue idee, ancora oggi attualissime, rappresentano una base fondamentale per la didattica inclusiva e centrata sullo studente.
Un filosofo dell’educazione
Dewey non era solo un pedagogo, ma un filosofo pragmatista, per il quale pensare significava agire.
Nato nel Vermont (USA), fu docente all’Università di Chicago e fondò una scuola-laboratorio in cui sperimentò le sue idee.
Secondo lui, educazione e società sono inseparabili: educare è preparare alla vita democratica, e la scuola è il primo luogo in cui questa vita si costruisce.
I cardini del pensiero educativo di Dewey
1. L’esperienza come base dell’apprendimento
“L’educazione non è preparazione alla vita; l’educazione è la vita stessa.”
Per Dewey, imparare significa fare esperienza, cioè agire, confrontarsi con problemi reali, riflettere sulle proprie azioni.
Non esiste un sapere astratto da trasmettere: tutto ciò che si apprende ha valore solo se è significativo per chi apprende.
In questo senso, l’esperienza non è passiva, ma attiva e trasformativa.
2. Il metodo del “learning by doing”
Dewey propone un metodo educativo basato sul fare, sulla sperimentazione guidata, sulla ricerca.
Lo studente non è un contenitore, ma un ricercatore attivo, un soggetto che esplora, formula ipotesi, verifica, dialoga.
Questo metodo si struttura in un processo ciclico:
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Esperienza concreta
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Osservazione e riflessione
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Formulazione di ipotesi
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Azione per verificare
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Riflessione finale e apprendimento
3. Scuola come comunità democratica
La scuola, per Dewey, non è un’istituzione autoritaria, ma una comunità in miniatura in cui si imparano il rispetto, la cooperazione, la responsabilità.
L’aula deve essere un luogo in cui:
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si discute,
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si prende decisioni collettive,
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si costruiscono regole condivise,
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si lavora insieme per risolvere problemi autentici.
Educare alla democrazia non significa solo insegnare educazione civica, ma vivere la democrazia nella quotidianità scolastica.
Implicazioni didattiche del pensiero di Dewey
Dewey ha rivoluzionato il modo di pensare la scuola:
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centralità dello studente come soggetto attivo del proprio apprendimento;
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interdisciplinarità e didattica laboratoriale;
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insegnante come facilitatore, guida e non solo trasmettitore;
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importanza del contesto: ciò che si apprende deve avere senso nella vita reale;
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uso di problemi autentici per motivare lo studio.
Dewey e l’inclusione
Il modello di Dewey è naturalmente inclusivo, perché:
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valorizza ogni soggetto nella sua unicità;
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promuove l’interazione cooperativa tra pari;
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incoraggia la differenziazione dei compiti, partendo da esperienze reali;
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favorisce la partecipazione attiva di tutti, anche di chi ha difficoltà.
L’alunno con disabilità o BES può trovare più occasioni per esprimere le proprie competenze in un ambiente educativo fondato sull’azione, sull’esperienza e sulla relazione.
Critiche e limiti
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L’approccio esperienziale può risultare disorganizzato se non ben strutturato.
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Richiede tempo, risorse e flessibilità da parte del docente e dell’istituzione.
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Alcuni contenuti scolastici (es. grammatica, calcolo astratto) non si prestano sempre all’approccio esperienziale diretto.
Tuttavia, Dewey non esclude la necessità di contenuti strutturati: chiede che essi siano appresi in modo vivo, motivato, consapevole.
Conclusione
John Dewey ci ha insegnato che educare non è trasmettere verità, ma allenare alla vita, e che la scuola deve essere un luogo vivo, dinamico, democratico, dove ciascuno può scoprire il senso di ciò che studia attraverso l’esperienza e la relazione.
In un tempo in cui la scuola rischia di chiudersi in schemi rigidi e valutazioni standardizzate, il pensiero di Dewey è più attuale che mai.