Nel contesto scolastico contemporaneo, parlare di disabilità significa interrogarsi profondamente sul valore dell’inclusione, sulla diversità come risorsa e sull’urgenza di costruire ambienti di apprendimento accoglienti, accessibili e rispettosi dei bisogni di ciascuno.
Dalla visione clinica al modello bio-psico-sociale
Tradizionalmente, la disabilità è stata intesa come una condizione individuale di svantaggio, causata da un deficit fisico, sensoriale o cognitivo. Questo approccio, detto medico o deficitologico, riduceva la persona alla sua diagnosi, concentrandosi sulle limitazioni funzionali e promuovendo interventi centrati esclusivamente sul recupero o sulla “normalizzazione”.
Oggi, grazie al lavoro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e in particolare alla Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF), pubblicata nel 2001, si è affermata una visione profondamente diversa: la disabilità non è più vista solo come esito di una
menomazione, ma come il risultato dell’interazione tra le caratteristiche dell’individuo e i contesti ambientali, sociali e culturali in cui vive.
Questo modello, chiamato bio-psico-sociale, riconosce che la stessa condizione di salute può comportare esiti molto diversi a seconda della qualità del contesto. Un ambiente favorevole, accessibile e supportivo può ridurre drasticamente l’impatto della disabilità e promuovere partecipazione, autonomia e benessere.
Il significato della disabilità nella scuola
In ambito educativo, la disabilità non può essere intesa soltanto come una categoria clinica, ma come un punto di partenza per una progettazione didattica flessibile, equa e individualizzata. Il
sistema scolastico italiano, da sempre all’avanguardia sul fronte dell’inclusione, ha sancito con la Legge 104/1992 il diritto di ogni alunno con disabilità a essere accolto e valorizzato nella scuola comune, insieme ai coetanei, con il supporto di insegnanti specializzati e risorse adeguate.
Questo principio è stato rafforzato dal Decreto Legislativo 66/2017, che ha introdotto il Profilo di Funzionamento secondo l’ICF, il Piano Educativo Individualizzato (PEI) su base ICF e l’assegnazione delle risorse in modo funzionale ai bisogni reali, superando un approccio legato unicamente alla diagnosi. La scuola è così chiamata a diventare un ambiente “capacitante”, in cui ogni studente possa esprimere potenzialità, costruire relazioni significative e accedere al sapere in forme accessibili.
Le principali tipologie di disabilità in ambito scolastico
Sebbene ogni studente sia unico, in ambito pedagogico si utilizzano delle classificazioni funzionali delle disabilità, per facilitare la progettazione educativa e l’accesso alle risorse:
1. Disabilità intellettive e cognitive
Compromettono le funzioni adattive e cognitive generali. Possono essere lievi o profonde e sono spesso associate a difficoltà nell’autonomia, nel linguaggio e nel problem solving.
2. Disturbi dello spettro autistico (ASD)
Coinvolgono la comunicazione sociale, il comportamento e la flessibilità mentale. Le manifestazioni sono molto variabili, da forme lievi a quadri complessi con importanti bisogni di supporto.
3. Disabilità sensoriali
Comprendono la disabilità visiva (cecità e ipovisione) e quella uditiva (sordità e ipoacusia), con importanti implicazioni sullo sviluppo linguistico, comunicativo e relazionale.
4. Disabilità motorie e neuromotorie
Derivano da condizioni neurologiche o ortopediche che limitano la mobilità, la coordinazione o la postura. Possono comportare l’uso di ausili e adattamenti dell’ambiente.
5. Disabilità psichiche e disturbi mentali ad insorgenza evolutiva
Rientrano in questa categoria disturbi come le psicosi infantili, i disturbi gravi della condotta e i disturbi affettivi che compromettono l’equilibrio emotivo e la partecipazione scolastica.
6. Pluridisabilità
Indica la presenza simultanea di più disabilità (es. sensoriale + intellettiva), che richiedono una presa in carico altamente individualizzata e multidisciplinare.
7. Disturbi del neurosviluppo con impatto educativo
Qui si collocano condizioni come l’ADHD, i disturbi da tic (come la Sindrome di Tourette), i disturbi del linguaggio e della comunicazione. Anche quando non comportano una disabilità in senso stretto, generano bisogni educativi complessi e persistenti.
Una scuola per tutti: tra diritto, personalizzazione e cura
Promuovere l’inclusione scolastica significa andare oltre l’inserimento e costruire attivamente contesti in cui ogni studente possa apprendere in modo significativo, nel rispetto del proprio stile cognitivo, delle proprie emozioni e del proprio tempo.
Significa scegliere metodologie didattiche inclusive, valorizzare la cooperazione tra pari, progettare spazi e materiali accessibili, sostenere le famiglie e lavorare in rete con i servizi. Significa, infine, educare lo sguardo alla complessità e all’unicità di ogni percorso umano.